Come concilia la dichiarata volontà di «riavvicinare i cittadini alle istituzioni consentendo alle persone di conoscere, con semplicità, dati, documenti e modalità di gestione delle risorse pubbliche», con il mantenimento del comma 3 dell'art. 24 della legge 241/90, secondo il quale «non sono ammissibili istanze di accesso preordinate ad un controllo generalizzato dell'operato delle pubbliche amministrazioni»?
Dopo averlo lungamente annunciato, il Governo si appresta a varare quello che sarebbe dovuto essere il Freedom of Information Act italiano. Il testo finora trapelato ha deluso ogni aspettativa e molti sono stati i legittimi rilievi (dalle eccezioni troppo vaghe al meccanismo del silenzio-diniego, ecc.).
Tuttavia, il FOIA si distingue per un aspetto cruciale finora trascurato da quasi tutti i commentatori, ovvero assicurare il diritto del cittadino ad accedere alle informazioni della Pubblica Amministrazione al fine di esercitare un controllo sul suo operato, chiedendo conto delle scelte e dei risultati del lavoro amministrativo.
'ACCOLTO' DAI BENI CULTURALI, RESPINTO DAL CERIMONIALE
La tragicommedia delle ‘statue coperte’ si arricchisce di un altro tassello: il diritto di cronaca ora negato dal Cerimoniale dello Stato era invece stato accolto dall’Ufficio Relazioni con il Pubblico (URP) del Ministero dei Beni Culturali quando, un mese fa, inoltrammo la richiesta di accesso, che fu prontamente inoltrata da questo all’ufficio stampa del MIBACT
MA DAL SEGRETO
L'istanza «equivale alla richiesta di esercizio di un controllo generalizzato sull’attività della PA attraverso una inammissibile azione popolare sulla trasparenza dell’azione amministrativa che non risulta consentita sulla base della legislazione vigente».
Questa è la sintesi, amara, della risposta del Cerimoniale dello Stato alla richiesta inoltrata da FOIA.IT per accedere alla documentazione, tra cui una specifica relazione, prodotta in merito alla notoria decisione di coprire alcune delle statue dei Musei Capitolini in occasione della recente visita a Roma del Presidente iraniano Hassan Rohani...
Per provare a capire come sono effettivamente andate le cose, abbiamo fatto richiesta di accesso alla documentazione prodotta in merito e alle relative comunicazioni intercorse tra la Presidenza del Consiglio, il Cerimoniale dello Stato, il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, e i Musei Capitolini....
Il tanto declamato Decreto sul Freedom of Information Act italiano parla specificamente di accesso “ai dati detenuti dalla Pubblica Amministrazione”, e non ai documenti. Una differenza sostanziale e non solo terminologica, che se confermata renderebbe la norma del tutto inefficace.
Un ulteriore determinante aspetto riguarda il dispositivo del silenzio-rigetto.
Inoltre, per la PA inadempiente non è prevista alcuna sanzione.
IL FOIA È (QUASI!) LEGGE
Il Freedom of Information Act (FOIA) non è ancora legge, a dispetto di quello che da più parti è stato scritto e detto. Sono state assegnate le deleghe al Governo, e tra queste c’è anche quella per il FOIA; si tratta di un importante passo avanti, ma da qui a farlo diventare legge manca un passaggio fondamentale: la scrittura del decreto attuativo, che può rilanciare o azzoppare i principi guida alla base del FOIA.
Il testo per un FOIA in Italia nasce da una consultazione pubblica, ma la versione su cui bisognerà lavorare è quella modificata dall’ufficio legislativo del PD. E a leggerla sorgono diversi dubbi...
Dopo un lungo e, a tratti, inverosimile peregrinare, sono stati finalmente pubblicati i 19 documenti elaborati dai gruppi di lavoro coordinati dall’ex Commissario per la spending review, Carlo Cottarelli.
.@fama_andrea @lsdi @FOIAit i dossier dei gruppi di lavoro #spendingreview sono online http://t.co/jzqAM5Ayz6 #dossierCottarelli
— MEF (@MEF_GOV) 31 Marzo 2015
La loro pubblicazione è una dimostrazione che l’impegno civile paga, alla lunga. Tuttavia, la cosiddetta accountability della PA deve diventare una prassi pacifica, e non una battaglia sfiancante e assurda tra cittadini e istituzioni. Perché ciò sia possibile, il primo passo da compiere è l’introduzione del Freedom of Information Act (FOIA) anche in Italia....
MENTIRE SENZA SMENTIRE
Ciò chea prima vista potrebbe risultare una questione di mera sciatteria, in realtà è innanzitutto un problema di rapporti tra istituzioni e cittadini: difficilmente in altri Paesi sarebbe stato possibile fare una simile figura senza degnarsi di fornire nemmeno un chiarimento.
ROMA, 18 FEBBRAIO 2015 - L’incredibile ping pong tra Presidenza del Consiglio (PCM) e Ministero dell’Economia (MEF) in merito alla richiesta di accesso ai documenti che compongono il cosiddetto Dossier Cottarelli sulla spending review ha messo in luce diversi aspetti deludenti...
I documenti del Dossier sulla spending review ‘smarriti’ nel ping-pong tra Palazzo Chigi e Via XX settembre
ROMA, 21 GENNAIO 2015 - Chigi, abbiamo un problema. C’è il rischio che i 25 documenti che compongono il Dossier dell’ex commissario Cottarelli alla spending review siano andati ‘smarriti’. Con i conti pubblici in dissesto, la Presidenza del Consiglio (PdC) e il Ministero dell’economia e delle finanze (MEF) si rimbalzano la responsabilità in materia, complice il dichiarato trasferimento di competenze - ma anche quello fisico del Commissario, il suo staff e la relativa documentazione – da Via XX settembre a Palazzo Chigi. Ma facciamo un passo indietro per provare a inquadrare meglio la situazione.
ROMA, 8 dicembre 2014 - Abbiamo inoltrato alla Presidenza del Consiglio una formale richiesta di accesso al "dossier Cottarelli". Su questo sito trovate i modelli utilizzati, già compilati in ogni loro parte: uno per le associazioni con finalità analoghe a quelle di FOIA.IT; uno per i giornalisti, in virtù del loro diritto di cronaca.
Abbiamo chiesto a @matteorenzi di accedere al dossier #Cottarelli http://t.co/5UzzjYte5r Scarica i moduli e fallo anche tu! #TwtForFoia
— FOIAit (@FOIAit) December 10, 2014
L’invito è a scaricare e inoltrare quante più richieste possibile alla Presidenza del Consiglio. E coinvolgere altri affinché facciano altrettanto.
PRATO, 21 settembre 2014 - "Il Paese, non solo il giornalismo, ha urgente bisogno di una legge sul modello del Freedom of Information Act-Foia. È tempo che il presidente Renzi rispetti la promessa fatta agli italiani, quando già in occasione delle primarie per le elezioni del 2013 mise il Foia in cima al suo programma". Questa la richiesta contenuta in un documento diffuso a conclusione di Digit, festival del giornalismo digitale svoltosi quest'anno a Prato, chiuso da un incontro a cui hanno partecipato Peter Gomez (direttore del FattoQuotidiano.it), Marco Giovannelli (direttore di Varese News), Daniele Chieffi (responsabile delle relazioni con il web del gruppo Eni) e Angelo Cimarosti (fondatore di You Reporter), moderati da Raffaele Fiengo (giornalista, docente, promotore della Iniziativa Foia.it).
ROMA, 7 maggio 2014 - Nell'ambito delle attività del "Tavolo civico per migliorare lo Stato" - che riunisce alcune fra le principali associazioni e organizzazioni civiche e professionali del Paese con lo scopo di promuovere la trasparenza, l'efficacia, l'efficienza e l’innovazione della pubblica amministrazione - i rappresentanti di FOIA.IT hanno partecipato, a Palazzo Chigi, a un incontro promosso dal Segretario generale della Presidenza del Consiglio, Mauro Bonaretti.
ROMA, 25 febbraio 2014 - L’Iniziativa per l’ adozione di un Freedom of Information Act in Italia (FOIA.IT) chiede al nuovo presidente del Consiglio di rispettare l’ impegno che egli aveva preso con i cittadini quando, alla fine del 2012, aveva dichiarato: «La prima cosa in assoluto che farei da premier è … adottare il Freedom of Information Act».
ROMA, 23 luglio 2013 - La Presidente della Camera Laura Boldrini ha incontrato i promotori dell'Iniziativa per l'adozione di un Freedom Of Information Act in Italia (FOIA), la coalizione composta da associazioni, giornalisti, studiosi, dirigenti pubblici che si batte affinché anche nel nostro Paese, come già avviene in decine di nazioni, sia più facile per i cittadini ottenere informazioni dalle amministrazioni pubbliche.
ROMA, 23 gennaio 2013 - Il comunicato stampa della Presidenza del Consiglio relativo al Consiglio dei Ministri n. 66 del 22 gennaio presenta il decreto sulla trasparenza come l'introduzione in Italia di un Freedom of Information Act: non è vero. Se lo si vuole far passare come una legge che garantisce a chiunque l'accesso ai documenti della Pubblica amministrazione, come il FOIA statunitense o le altre normative analoghe, si ingannano i cittadini.
Intervista a Frank La Rue, relatore speciale ONU,
sulla necessità di un FOIA in Italia
ROMA, 28 novembre 2012 - In occasione delle sua recente visita (non ufficiale) a Roma, abbiamo intervistato Frank La Rue, relatore speciale ONU per la promozione e difesa della libertà di manifestazione del pensiero, in tema di Freedom of Information Act e abbiamo raccolto il suo parere in merito alla nascita della nostra Iniziativa.
Per un Freedom of Information Act
in Italia. Subito.
Il nostro paese vive uno dei momenti più difficili della sua storia: la grave situazione economica nazionale ed europea e il rischio di un crollo dell'euro, l'aumento della disoccupazione, la grave crisi dei partiti, l'inefficienza e la disorganizzazione della pubblica amministrazione, la difesa degli interessi corporativi, la crescita delle diseguaglianze sociali, la corruzione, il discredito delle istituzioni. In questa situazione tutti gli italiani possono contribuire ognuno per le loro competenze e nei loro settori ad affrontare i problemi che bloccano lo sviluppo della società civile e impediscono la ripresa economica.
Un gruppo di associazioni e di singoli cittadini, riunitisi presso la Federazione nazionale della stampa, ha deciso di aprire un dibattito pubblico sull'esigenza di un maggiore riconoscimento del diritto all'informazione, con l'introduzione di una legge sul Freedom of Information simile a quella introdotta negli Stati Uniti nel 1966 (FOIA) e da tempo esistente nei paesi democratici.
Un confronto tra la nostra legge (241/1990) e quelle in vigore negli altri paesi europei e in USA, mostra il ritardo dell'Italia dal punto di vista sia culturale sia legislativo, per quanto riguarda i diritti del cittadino. La nostra legge è infatti l'unica in Europa a subordinare la richiesta della documentazione della pubblica amministrazione a un interesse diretto del singolo cittadino, e ad escludere esplicitamente la possibilità di un suo utilizzo come mezzo di controllo generalizzato sulla pubblica amministrazione.
Nonostante il principio della "accessibilità totale" sia stato introdotto nella normativa italiana vigente (Legge 15/2009; 150/2009; 183/2010), esso resta appunto soltanto una mera affermazione di principio, non in grado di vincolare la pubblica amministrazione attraverso, ad esempio, un sistema di obbligo-sanzione.
In Europa e negli USA, al contrario, il diritto all'accesso è garantito a chiunque indipendentemente da ogni specifico interesse, e diventa quindi un vero e proprio strumento di controllo dell'attività amministrativa (esplicitamente esclusa dalle modifiche approvate alla legge italiana sulla trasparenza nel 2005) e di partecipazione dei cittadini ai meccanismi decisionali. Il principio del Freedom of information obbliga la pubblica amministrazione a rendere pubblici i propri atti e rende possibile a tutti i cittadini di chiedere conto delle scelte e dei risultati del lavoro amministrativo.
Quello che è esplicitamente negato dalla legge italiana, in altre parole, costituisce la ragion d'essere della disciplina in vigore in gran parte dei paesi occidentali.
L'esperienza degli altri paesi, e in particolare quella della Gran Bretagna, ha mostrato tra le altre cose che una legge efficiente sul diritto di accesso ha effetti positivi anche sul funzionamento della pubblica amministrazione, non solo perché questa è costretta ad aumentare i propri comportamenti virtuosi, ma anche perché favorendo il tasso di fiducia dei cittadini permette all'amministrazione di operare al meglio.
Conferenza stampa di presentazione della
"Iniziativa per l'adozione di un Freedom of Information Act in Italia"
Roma, Camera dei Deputati, 29 maggio 2012
Una vera legge sulla trasparenza amministrativa avrebbe altre importanti conseguenze di cui il nostro paese ha urgente necessità. Ponendo rimedio alla opacità delle decisioni amministrative che ostacolano gli investimenti delle imprese, renderebbe chiari gli elementi che causano i ritardi negli iter dei procedimenti, chiarirebbe le responsabilità e di conseguenza favorirebbe la semplificazione. Lo snellimento e la maggiore chiarezza delle procedure contribuirebbe ad arginare anche il fenomeno della corruzione, sempre più esteso nel nostro paese.
Una modifica della legge attuale nel senso auspicato è l'unico mezzo per ottenere la trasparenza e l'efficienza tanto conclamate dai vari governi ma per il cui raggiungimento è sempre mancata una concreta volontà politica.
Tra aprile e maggio del 2012 esponenti di associazioni, giornalisti, politici e professori universitari che in questi ultimi anni si sono interessati al tema, si sono incontrati e confrontati, giungendo alla determinazione di mettere insieme le loro esperienze per costituire una lobby che informi i cittadini del loro diritto a conoscere (the right to know) e dei modi per esercitarlo.
Due gli obiettivi prioritari da conseguire:
- sensibilizzare l'opinione pubblica sull'importanza di un rapporto paritario tra cittadino e pubblica amministrazione;
- impegnarsi per far mettere in primo piano nella agenda parlamentare una revisione della legge del diritto di accesso.
I partecipanti a questa fase hanno dunque deciso di costituirsi in Comitato, di formare un gruppo di studio, di attivare un sito Web in cui i materiali relativi al tema siano raccolti e resi disponibili e di lanciare un appello per raccogliere eventuali adesioni.
L’urgenza dettata dall’attuale situazione del paese richiede alle Istituzioni un segnale tempestivo e un intervento inequivocabile, che palesi finalmente quella sana volontà politica di cui l’Italia ha bisogno.
Sono in corso i lavori della Open Government Partnership, sono state varate l’Agenda Digitale Italiana – ADI e la Legge anti-corruzione.
Nessuna strategia di open data è immaginabile se non inquadrata in una più ampia strategia di open government. E non vi è forma di governo aperto che possa prescindere da una legge sul diritto e sulla libertà di informazione che ristabilisca un corretto rapporto tra cittadinanza e Istituzioni, come sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.
Ecco perché è necessario agire subito.