UNA DOMANDA AL MINISTRO MADIA: CON LA SUA LEGGE, POTRANNO I CITTADINI ACCEDERE ALLE INFORMAZIONI DELLA PA PER CONTROLLARNE L'OPERATO?
ROMA, 2 aprile 2016 - In questi giorni il ministro Madia sta replicando - pur senza rispondere, nel merito, alle argomentazioni proposte - a quasi ogni articolo1 giustamente critico nei confronti della sua legge sull'accesso alle informazioni (non chiamiamolo FOIA), dispensando vacuità e qualche brioche per la società civile. Eppure c'è una domanda che poniamo da tempo, proprio in rappresentanza di quella società civile da anni impegnata in materia, che però i commentatori continuano ostinatamente a ignorare e alla quale il ministro pare non avere alcuna intenzione di rispondere: come concilia la dichiarata volontà di «riavvicinare i cittadini alle istituzioni consentendo alle persone di conoscere, con semplicità, dati, documenti e modalità di gestione delle risorse pubbliche», con il mantenimento del comma 3 dell'art. 24 della legge 241/90, secondo il quale «non sono ammissibili istanze di accesso preordinate ad un controllo generalizzato dell'operato delle pubbliche amministrazioni»?
In buona sostanza, il ministro ci conferma che i cittadini potranno accedere alle informazioni della PA, ma non per controllarne l'operato? E per cosa allora?
La domanda ci pare quantomeno legittima, una risposta sarebbe gradita.
Nell'attesa, ci permettiamo sommessamente di ricordare che la società civile è formata da una pluralità di soggetti che da anni operano per promuovere fattivamente la trasparenza della PA, non è un'entità astratta da portare al guinzaglio in occasione delle passerelle etico-mediatiche nella speranza di poter così superare incolumi il pantano della (sedicente) trasparenza e partecipazione al dibattito democratico in cui versa e verserà il Paese.
1) l'ultimo, in ordine cronologico, è quello pubblicato dal Corriere della Sera a firma Ferruccio De Bortoli.
Queste sono le modifiche che FOIA.it propone da oltre 4 anni: