#SEFOSSEFOIA: chi ha deciso di coprire le statue per la visita di Rohani?
ROMA, 2 febbraio 2016 - Ha fatto fin troppo discutere l’organizzazione per il recente viaggio in Italia del Presidente iraniano Hassan Rohani, con particolare riferimento alla visita presso i Musei Capitolini e alla decisione di coprire alcune delle statue ivi ospitate – per non urtare la sensibilità dell’ospite, a quanto si è appreso.
Per provare a capire come sono effettivamente andate le cose, come FOIA.IT abbiamo fatto richiesta di accesso alla documentazione prodotta in merito (circolari, relazioni, e-mail, ecc.) e alle relative comunicazioni intercorse tra la Presidenza del Consiglio, il Cerimoniale dello Stato, il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, e i Musei Capitolini.
Anche perché da Teheran precisano di non aver avanzato alcuna richiesta specifica. La contestata decisione di coprire le statue è pertanto tutta italiana. Ma di chi esattamente? Non è dato sapere, per il momento.
Dalla Presidenza e dal Ministero, infatti, dopo giorni di accese polemiche alimentate da media e social network, si sono affrettati a comunicare di non essere stati messi al corrente di tale iniziativa (se questo fosse realisticamente possibile sarebbe allora molto preoccupante), e per di più di non condividerla. Alla smentita ha subito fatto seguito l’individuazione di un possibile responsabile (capro espiatorio?), nella fattispecie il capo del Cerimoniale, Ilva Sapora, alla quale il Premier, per tramite del Segretario generale della Presidenza del Consiglio, Paolo Aquilanti, già la settimana scorsa avrebbe chiesto una relazione sulle modalità organizzative della visita di Rohani. Tempi di consegna, 24 ore.
La relazione dovrebbe quindi già essere passata al vaglio della Presidenza del Consiglio, ma nulla è ancora trapelato in merito.
Ricostruire la catena di comando e stabilire, documenti alla mano, chi ha preso la decisione e chi ne è stato messo al corrente, è indispensabile per valutare obiettivamente l’operato delle nostre istituzioni e individuare inequivocabilmente le responsabilità in una faccenda che per ben una settimana ha monopolizzato i media dell’intero Paese e portato l’Italia all’attenzione di mezzo mondo.
È anche a questo che serve una buona legge sul diritto di accesso alle informazioni detenute dalla Pubblica Amministrazione. Ed è singolare che entro fine mese sia attesa l’approvazione definitiva del cosiddetto FOIA italiano, una cui bozza è trapelata proprio la settima scorsa, contestualmente alla ‘questione iraniana’, sollevando accese e giustificate critiche di merito e di metodo.
Non sappiamo quanto il testo finale si discosterà da quella bozza, né se le osservazioni giunte da più parti saranno prese in considerazione. Ma – se è vero com’è vero che la trasparenza è una questione culturale prima che normativa - rendere conoscibile questa documentazione sarebbe intanto un segnale positivo in attesa della pubblicazione del testo finale del Decreto che, si spera, possa essere all’altezza delle aspettative maturate alla luce delle (tante) promesse fatte finora e delle (poche) rassicurazioni giunte dopo la fuga di notizie.